È il colore l’elemento che più colpisce del Corteo orvietano, e non soltanto per la bellezza policromatica e l’armonia dei toni, ma anche e soprattutto per il valore simbolico che questo assume.

270956_113988442024286_358988_nI diversi colori venivano usati, nell’abbigliamento maschile e femminile, per significare un’appartenenza sentimentale o familiare o ancora sociale o politica: dai cavalieri che portavano in segno di omaggio i colori dell’innamorata, a chi indossava quelli della propria casata come segno distintivo, o quelli di un’altra, come dichiarazione di sottomissione a un signore di cui si riconosceva dipendente o ancora li ostentava in onore di un nobile forestiero arrivato in città.

Con il complicarsi delle combinazioni e dei significati aggiunti, o secondi, si giunse a fare del simbolismo cromatico un gioco di moda nelle corti rinascimentali italiane.

Nel Trecento e nella prima metà del Quattrocento, l’uso dei colori vivaci e, spesso accostati a contrasto in varie forme di disposizione bipartita in senso verticale a scacchi, a righe, a onde e via dicendo, è particolarmente frequente.

Valletti, trombettieri, porta ceri, spiccano nel corteo proprio per i vivaci colori bipartiti.

Ma il colore in assoluto più valutato è il rosso scarlatto – tinta per eccellenza dei manti regali e nobili in genere, di quelli dei magistrati e in alcuni casi dei medici – seguito dal verde intenso, spesso accoppiati a contrasto.

Apprezzati erano anche il porpora rosato, il vermiglio, il violetto, il pavonazzo, il morello e l’alessandrino (blu-turchese cupo) e il blu-azzurro (il nostro celeste).

Il grigio, con tutte le sue varianti, dal grigio cenere al bigio, e i toni del marrone spento, più o meno chiaro, erano invece i colori del popolo dedito ai mestieri, degli artigiani, mentre al popolo basso – contadini, muratori, salariati in genere – rimaneva il bianco.

Anche il nero era un colore importante perché designava una tipologia sociale nobiliare o quantomeno elevata per autorità, anche se generalmente si anteponeva al rosso soprattutto perché era imposto da tutte le leggi sanitarie emanate, in quanto tinta assai meno costosa; denotava simbolicamente fermezza, autorità, perseveranza, saldezza di propositi.

L’esempio più eclatante dell’uso del colore nero nel Corteo Storico di Orvieto è il mantello indossato dal conestabile dei cavalieri, ricamato in seta nei colori bianco, rosso oro e argento.